lunedì 12 novembre 2018

Elogio della lentezza

Ieri sera (ma era ormai già oggi...), prima di andare a dormire, ho fatto indossare al manichino il maglione al quale sto lavorando.
Sono rimasta piacevolmente soddisfatta del lavoro che avevo fatto e mi gongolavo tutta mentre mi preparavo per il sonno. Mi sono resa conto che è una sensazione più unica che rara per me, che non sono mai davvero soddisfatta e mai pienamente convinta dei miei risultati. Così la mente ha cominciato a viaggiare e a mettere insieme i pezzi di un discorso personale che da un po' si affaccia in me.
Ieri sera, dopo cena, ho ripreso il mio lavoro e ho deciso di fare "il collo" della maglia nonostante manchi ancora una manica. Il marito ha optato per vedere Schiavone su Raiplay, i figli sparecchiavano, parlavano senza sosta e ogni tanto dovevo battere il tempo per farli sbrigare...che il lunedì mattina è un po' più mattina delle altre mattine...😄😄
Quindi, al netto di tutte le interruzioni, i commenti al film, l'organizzazione per il giorno dopo, il mio lavoro è durato buone 2/3 ore. E' vero, io sono lenta, ma non è solo quello. Ho fatto e disfatto almeno un paio di volte, perché volevo che fosse come dicevo io! Magari non perfetto, ma volevo che rispondesse ai miei desideri e alla mia aspettativa. (Quando ho iniziato a lavorare i capi topdown i pattern che mi sono capitati partivano direttamente dal collo, senza sagomature per il coppino. Certo è molto più veloce e molto più semplice, ma si perde in vestibilità ed accuratezza. Io preferisco riprendere le maglie del collo per lavorarle; mi sembra un lavoro più "pulito" e che dia più struttura all'intero capo.) E' chiaro che con questi tempi biblici io non riesca a produrre quanto vorrei...ma questa volta ho visto il risvolto positivo.
A che serve correre?
A me piace lavorare a maglia, mi piace inanellare un punto dopo l'altro, mi piace sentire la diversa consistenza e scorrevolezza dei filati che uso, mi piace cambiare le punte per vedere come si modifica il risultato...mi piace il viaggio. (There's no way to happiness, happiness is the way) 
Certo mi piace anche sfoggiare il capo finito, mi rende felice vedere #figliagrande che indossa con piacere il suo ultimo pullover o quando sceglie con cura lo scialle adatto all'outfit del giorno.
Ho armadi pieni di filati, pc pieni di pattern, infinite idee in testa, ma non voglio più stressarmi coi tempi.

Stesso ragionamento per i libri. Io ho una lista di desiderata più o meno lunga quanto le mie aspettative di vita! Ci sono saggi, romanzi, nuove uscite, classici, i miei amori di gioventù che vorrei rileggere. Avete presente quelle sfide per leggere un libro a settimana o un tot di pagine? Non fanno per me, mi sembra che rendano un obbligo anche uno dei piaceri della vita.

Un paio di settimane fa sono andata alla presentazione di un libro buddhista e parlando con l'autore ho riflettuto sul giudizio sempre molto forte che riservo a me stessa, mentre sono solitamente più tollerante e compassionevole con gli altri. Ed ecco un altro pezzo che si incastra...
Non posso e non voglio compararmi a nessun altro. C'è chi ha fatto della creatività un lavoro e sforna un pattern o un libro a cadenza programmata e regolare, c'è un'omologazione del gusto e delle presunte esigenze, c'è fretta ed impazienza.
E' un ragionamento complesso, che si può estendere a molti ambiti: lavoriamo a maglia o ci cuciamo un abito per avere capi unici, pensati e realizzati con amore e pazienza, esattamente per lo stesso motivo per cui facciamo il pane in casa o cuciniamo i biscotti. Non c'è risparmio di tempo o di denaro, non c'è praticità, ma solo il desiderio di cura e di dedizione verso noi stessi o verso chi amiamo. 

Ogni vita è unica e stanotte ho visto sul manichino quella che vorrei fosse la mia strada. Poco o tanto, lentamente o con molto brio, non voglio che mi importi più. Voglio imparare a godermi le cose che mi danno gioia per poter affrontare quelle che mi danno preoccupazione, voglio imparare a guardarmi con occhi meno inquisitori e a riconoscermi qualche gratificazione.
E' un lavoro duro e ambizioso, ma averlo detto ad alta voce mi aiuterà a tenerlo a mente.
A.

P.s. Il libro è questo. Non l'ho ancora iniziato, ma arriverà anche il suo momento. Non mi cruccio 😉